GRUPPO DI STUDIO ITALIANO DOLORE OROFACCIALE E DISORDINI TEMPOROMANDIBOLARI

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VALIDAZIONE DI STRUMENTI DIAGNOSTICI PER L’ANALISI OCCLUSALE

VALIDAZIONE DI STRUMENTI DIAGNOSTICI PER L’ANALISI OCCLUSALE

Il Prof. Manfredini ci riporta, in un commento sulla pagina Facebook (Oralfacial pain academy-GSID), un interessante articolo del 1997 ma ancora attualissimo. Di seguito l’estratto:

“Ho ripescato dalla mia libreria questo articolo ancora molto attuale. Era il 1997. Il testo fa parte di un numero speciale della leggendaria rivista Triple O che riassumeva i lavori di una storica consensus conference sui TMDs organizzata dal NIH.

Gli spunti del team di Glenn Clark e dell’allora giovanissimo amico Kazu Baba in tema di “STRUMENTAZIONI DIAGNOSTICHE E DI ANALISI OCCLUSALE” sono ancora oggi oggetto di riflessione:

  • Le strumentazioni per la documentazione devono essere accurate e facili all’uso – diciamo che sull’accuratezza (capacità di discriminare sani da malati) dobbiamo ancora lavorarci
  • La documentazione non è diagnosi – per quanto ancora dovremo sentirci raccontare che uno strumento di per sè inutile serve comunque a “raccogliere documentazione”??? L’uso di strumenti inutili è intrinsecamente dannoso economicamente, ed a volte può esserlo biologicamente perchè conduce a diagnosi e piani di trattamento errati o esagerati
  • Gli strumenti non invasivi (vedi testo per un elenco parziale) possono comunque condurre ed errate decisioni cliniche, quindi non sono “harmless”
  • La perdita di dimensione verticale non è una malattia – nota personale: l’usura dentaria è un segno dell’età, come i capelli bianchi. Se l’usura è incompatibile con l’età bisogna provare a ricercare la causa…l’usura non è LA malattia! In ogni caso, non c’è correlazione con sintomatologia temporomandibola
  • La posizione della mandibola in assenza di tono posturale non è la “posizione di riposo clinico” – ovvietà, perchè altrimenti la bocca con tono degli elevatori assente resterebbe probabilmente spalancata. Questa è una frecciata per la vecchia teoria ormai di fatto abbandonata dell’odontoiatria neuromuscolare
  • Le patologie occlusali (nota personale: ammesso che esistano) e i TMDs non sono la stessa cosa – mi piacerebbe che quelli che trent’anni dopo, senza un background storico e culturale della materia, parlano come se fosse una novità di paziente disfunzionale e malocclusione secondaria portassero qualche prova del perchè le due condizioni vengono combinate. Si tratta di diagnosi distinte
  • Nessuna posizione mandibolare o schema “funzionale” è considerabile ideale o perseguibile come dogma terapeutico
  • Vedere per credere – avevamo San Tommaso alla USC nel 1997 Scherzi a parte, ci vogliono studi che comprovino le affermazioni di chi propone ai pazienti piani diagnostico-terapeutici fuori dalle linee guida
  • Interferenze iatrogene di notevole entità causano discomfort, ma questo non è “disfunzione” – aggiungo: oggi sappiamo che addirittura si può creare reazione di evitamento con riduzione transitoria dell’attività muscolare
  • Il motivo per cui le cose funzionano non è sempre quello che pensiamo noi – una paziente a cui facciamo i denti più belli migliorerà sicuramente la vita di relazione e sociale, e magari camminerà a busto più eretto, serrerà di meno, sarà meno timida e “guarirà” da tanti sintomi connessi

A questi spunti si aggiunge un’interessante tabella che suggerisce un possibile disegno dello studio per validare l’utilità di strumentazioni diagnostiche. Non è difficile: si prendono n pazienti con sintomi e si confrontano i risultati con quelli di n pazienti senza sintomi. Se lo strumento non intercetta differenze, la conclusione è ovvia